Peckinpah ha il merito, in questo film, di aver portato i suoi eroi mitologici a contatto con il popolo: le cose più belle dell'opera stanno proprio in quell'umanità miserabile che fa da cornice, nel tema che si delinea progressivamente dell'eterna oppressione che l'invisibile tiranno (CHISUM) esercita sull'uomo più semplice. Ed è su questo tema, eterno ed universale, che Peckinpah costruisce il suo western che, come gli esempi validi del genere, possiede il segreto di esprimere in poche linee essenziali, elementari, alcune delle leggi fondamentali che reggono da sempre la società umana.

Malgrado alcuni errori non indifferenti (come quello di aver fatto interpretare il suo Kid da un attore grassoccio e senza personalità) Peckinpah sembra abbandonare con questo film la strada di un radicalismo reazionario che lo aveva contraddistinto negli ultimi anni per tornare al genere che lo aveva consacrato innovatore di classe.